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domenica 20 marzo 2016

In risposta alla lettera di Leardi a Primadanoi.it (sui traghetti adatti al porto di Pescara)





Operatori portuali: «lo scalo di Pescara è in totale abbandono»

Degrado e stasi che testimoniano come sia sparito…. il porto









Redazione Pdn
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PESCARA. Siamo gli operatori portuali del Porto di Pescara e Vi scriviamo per sottoporVi queste immagini che abbiamo scattato in questi giorni aventi per oggetto le banchine abbandonate del Porto di Pescara.
Come potete notare è tutto in stato di abbandono, non c'è più nessuno che vi accede se non qualche pensionato a passeggio con la bicicletta o qualche pescatore armato di canna.
I fondali ormai si sono ridotti talmente che ormeggiano soltanto pescherecci e in determinate condizioni e con carichi parziali una sola  Petroliera che rifornisce di combustibile le nostra regione.
Si sta procedendo ad un dragaggio che servirà a zittire qualcuno per pochi giorni e che non otterrà nulla di significativo, soltanto spese per i contribuenti.
 Soltanto fino a cinque anni fa era un continuo ingresso di navi,turistiche e commerciali , attività dedite alla pesca, si è anche creata una Direzione Marittima con centinaia di realtà lavorative.
Il Porto di Pescara anche se non lo si vuole ammettere è chiuso da anni, chiunque abbia una esperienza di porti potrebbe constatare che l'operatività è  praticamente bloccata. Le attività che insistono sul porto dopo una lunga agonia hanno chiuso i battenti licenziando i dipendenti che in silenzio hanno,lasciato i propri lavori un tempo redditizi. Dai centomila passeggeri l'anno, dai traghetti per la Croazia , dalle navi da Crociera che potevano arrivare in città con le nuove banchine siamo in queste penose condizioni.
Sono passati anni, si sono succedute amministrazioni di tutti i colori politici ma a tutt'oggi non si è risolto nulla.Si continua a litigare  fra le parti a ostacolarsi a vicenda affinchè  tutto rimanga fermo, immobile,  così come tutto in questa città dormiente, che aspetta che arrivi qualcuno o qualcosa dall'alto per potersi mettere all'opera.
Invece di istituire un patto di ferro fra coalizioni politiche,fra  operatori, fra  interessi forti ,per poter far si che ci sia uno sviluppo concreto  indirizzato verso un piano turistico globale di ospitalità, si campicchia fra i litigi vari dei nostri esponenti politici e dei vari membri dei comitati cittadini, senza che ci sia un vero progetto di fondo.
Abbiamo ormai appurato che la ns. città non avendo un tessuto industriale e culturale evoluto ,ha come peculiarità l'ospitalità ,potendo offrire chilometri si spiagge dorate, sole per 5 mesi , verdi colline montagne a meno di 1 ora. Perchè rimanere fermi in questo stato di improvvisazione?
Abbiamo esempi di altre città che si affacciano sull'Adriatico come Ancona e Bari che hanno rivolto i loro sguardi già da tempo sui loro porti e aeroporti come veicolo peculiare per un'offerta turistica che comprende crociere, traghetti trasporti marittimi ed aerei , registrando affluenze di svariati milioni di passeggeri che insistono e usufruiscono dei servizi messi loro a disposizione e non hanno nulla  meno di noi. Ci hanno creduto ,hanno avuto la fortuna e la capacità di eleggere amministratori che hanno messo  da parte i conflitti fra le parti , remando all'unisono e avendo come unica meta  quello di far crescere le città e di poter offrire ai propri cittadini un motivo di arricchimento culturale e materiale.
Da noi avviene tutto ed il contrario di tutto, basti pensare che il Centrodestra che era notoriamente a favore del nuovo PRG portuale e che ha contribuito alla sua redazione ora che è all'opposizione mette i bastoni fra le ruote ai nuovi amministratori …. Questo è quello che ci meritiamo !!!
La cosa che non capiamo è questo assurdo silenzio che avvolge la problematica legata al Porto.
E' stata smantellata una realta' lavorativa che non aveva bisogno di alcun sostegno, costituita da impianti meccanici, maestranze portuali,operatori marittimi, agenzie turistiche, agenzie portuali e marittime e doganali  che era ci era invidiata in Adriatico.
In altre località,probabilmente più evolute, si griderebbe allo scandalo , si dimetterebbero i più importanti amministratori, qui a Pescara tutto tace, se provi a chiedere risposte concrete nessuno è disponibile. La risposta è sempre la stessa : bisogna aspettare!!!
Il mondo è cambiato si procede a velocità mostruose. Chi si ferma è perduto,
SVEGLIAMOCI CHE E' GIA' TARDI !!!!!
                                                                                              Gianni Leardi Operatore Portuale

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Questa è la ns. risposta (non ancora pubblicata, per ora, dal quotidiano):

Caro Direttore,
ho letto in ritardo (un amico me l’ha fatta notare) la lettera di Leardi in cui si lamenta dello stato di abbandono delle aree portuali destinate al traffico commerciale e passeggeri e della sospensione dell’iter di approvazione del  PRP da parte del Consiglio Superiore dei LL.PP.

Tutto sommato, si legge, nella sua lettera da la colpa di tutto ciò… ai comitati civici che si sono opposti al PRP (nelle Osservazioni fatte ad esso in fase di VAS e VIA).

Noi però non ci siamo limitati ad opporci al PRP ma, consci dell’esigenza che il porto ricominci le sue attività, e consapevoli del fatto che i progettisti che hanno sbagliato tutto 15 e 20 anni fa possano riuscire adesso a risolvere il problema, abbiamo anche proposto una Soluzione Alternativa, frutto del lavoro gratuito e appassionato anche di esperti nazionali di pianificazione portuale oltre che del nostro.
                                    
Alla nostra Proposta Alternativa per l’assetto del porto di Pescara gli operatori portuali e il pilota del porto ci hanno sempre ribattuto che non si riescono a trovare le navi adatte a questo tipo di assetto; che il mondo dei traghetti e delle navi da crociera va verso le maxi-dimensioni (non è vero, anzi è vero il contrario), etc…; e che quindi COMUNQUE va approvato al più presto il PRP in discussione presso il Consiglio Superiore dei LL.PP.

Noi abbiamo sempre ribattuto che il PRP è profondamente male impostato sotto tutti gli aspetti: ingressi in porto pericolosi sia nella darsena pescherecci, a nord del fiume deviato, sia nel bacino per le navi, a sud di esso; rischio esondazione inalterato; quantità di materiali da dragare nei due bacini e nel fiume deviato superiori a quelle storiche di 50.000 mc del porto-canale e quindi insostenibili; costo totale del progetto superiore ai 200 milioni e quindi nemmeno finanziariamente accettabile per le finanze attuali dello Stato; ulteriori costi per lo spostamento delle attività collaterali (pompe carburanti, circoli velici, negozi, bar, etc…) e altri ancora leggibili nelle varie Osservazioni mosse in fase di VAS e di VIA.

E abbiamo ulteriormente evidenziato che NON SI POSSONO COSTRUIRE I PORTI A MISURA DELLE NAVI IN CIRCOLAZIONE perché I PORTI DEVONO ESSERE AMBIENTALMENTE SOSTENIBILI (e il PRP non lo è), ma SI POSSONO TROVARE  LE NAVI ADATTE AL PORTO (come ha fatto la ditta Di  Properzio per il trasporto dei carburanti necessari alla sua azienda con la nave "Galatea").

Gli operatori portuali, ultimo in ordine di tempo Leardi con la sua lettera aperta a questo quotidiano, si sono sempre lamentati dello stop forzato da anni alle loro attività ma, secondo noi, si lamentano ingiustamente perché essi  sono direttamente responsabili della situazione creatasi per aver sempre sostenuto i “loro” PRP (più Santori e Ranalli-Di Properzio che Leardi, in verità) contro tutte le obiezioni e gli “avvisi ai naviganti” mossi da noi durante le procedure burocratiche, sia quelli contro il vecchio e disastroso PRP sia quelli contro il  nuovo, che lo è altrettanto e definitivo.

E allora vogliamo, di nuovo, non polemizzare con gli stessi argomenti ma venire loro incontro con un ulteriore aggiornamento alla nostra Proposta alternativa, ribadendo il concetto della  GRANDEZZA DELLE NAVI che devono essere A MISURA DEL PORTO e non viceversa e della possibilità, contrariamente a quanto da essi asserito, che se ne trovino, e diverse, in circolazione adatte all’assetto da noi proposto.

Da  una brevissima ricerca da noi fatta negli ultimi giorni, abbiamo trovato in circolazione sui mari un paio di traghetti che sarebbero giusti per il porto di Pescara soprattutto per le loro misure:

la nave FLORENCIA (IMO: 9287584, MMSI: 247105900) è una nave passenger/ro-ro, cargo shipcostruita nel 2004 che naviga attualmente sotto bandiera ITALIANA, della soc. di nav. GRIMALDI LINES.                                                                                                                                                             
La FLORENCIA ha lunghezza totale di 170m e larghezza massima di 26 m. -         
Pescaggio attuale: 6 mt.  (che sono più o meno le misure della petroliera “Galatea” della ditta Di Properzio che scarica adesso i carburanti nella darsena una volta alla settimana).                                                    
La sua stazza lorda è di 26302 tonnellate.                                                                                                         
Qui sotto si possono trovare ulteriori informazioni tecniche, foto, dati AIS e gli ultimi 5 porti toccati dalla FLORENCIA individuati dal sistema di controllo della navigazione AIS:

Figura 1: il traghetto Florencia.

Ci permettiamo di segnalarlo anche ai nostri amministratori (oltre che ai nostri spedizionieri “dormienti”) come soluzione per il porto di Pescara.
                                                                          
Certamente sarebbe meglio se fosse piuttosto una nave ro-pax che una nave ro-ro, cioè più per passeggeri che per camion e auto, ma anche le Compagnie di Navigazione, non solo gli spedizionieri, caro Leardi e cari Amministratori, hanno bisogno di una programmazione certa dei territori e dei porti, per fare i loro investimenti e/o modifiche alle navi.                                                                                                                                                       
E il Comune di Pescara ha già rimediato enormi brutte figure con la SNAV e l’aliscafo “Pescara Jet”, grazie soprattutto ai vostri “consigli” sbagliati.

Una nave così potrebbe collegare Pescara con Spalato per tutti i giorni dell’anno (primavera, estate, autunno, inverno) e sarebbe forse sempre piena di passeggeri (non solo nel mese di agosto), con tutte le convenienze per la società armatrice concessionaria della tratta dato che l’aliscafo era per essa remunerativo solo con il pieno dei passeggeri di quel mese (l’aliscafo consumava un TIR di nafta ad ogni viaggio).

Un traghetto più lento e ma più economico nella gestione dei costi del carburante (pur con l’abbassamento del prezzo attuale del petrolio) non darebbe questo problema.                                                      
E dal punto di vista di un passeggero, arrivare in Croazia in 6-8 ore anziché nelle 4 dell’aliscafo, non credo che gli cambierebbe la vacanza (o i tempi di lavoro quando il traghetto dovesse funzionare anche d’inverno). Da Ancona, il traghetto ci mette comunque più tempo per arrivare a Spalato che da Pescara.

In verità, secondo noi, ce ne vorrebbero due (o tre) di queste misure, come abbiamo anche evidenziato nella relazione scritta della nostra Proposta alternativa: uno per Spalato, giornaliero; l’altro (gli altri) per Trieste (e la Mitteleuropa) e per la Grecia (o l’Albania), bisettimanali a giorni alterni.

 Motivo per cui, con una ricerca più approfondita, se ne potrebbero certamente trovare altri in circolazione e adatti, senza voler andare a quelli innovativi ibridi della Scandlines, di cui abbiamo parlato nelle Osservazioni.

Quindi le navi adatte al porto di Pescara, come da noi proposto, si trovano, e come, in circolazione.
Sarebbe però buona cosa che i nostri amministratori (e i nostri operatori portuali) si decidessero sull’assetto da dare al porto di Pescara, convincendosi che la nostra Proposta alternativa si potrebbe costruire con 1 anno di lavori, e con 20 milioni di costo (cifra già stanziata dal precedente Governatore Gianni Chiodi per il porto di Pescara) e che secondo noi non ha i grossi difetti del PRP (che costerebbe oltretutto oltre 200 milioni e avrebbe bisogno di diversi anni di lavori).

I collegamenti fissi con Spalato, e con Trieste e la Grecia, così potrebbero essere pronti già nel 2018.

Ricordiamo qui di nuovo il disegno della nostra Proposta, ulteriormente ridefinita con le misure più precise delle opere da realizzare:


Figura 3: le misure definitive della Proposta alternativa. Entrambi i due moli nuovi (quelli in rosso) DEVONO ESSERE COSTRUITI SU PALAFITTE, di cui la parte oltre la diga senza scogliere  esterne di protezione per lasciare passare le correnti litoranee (ipotesi da verificare in sede di ultimazione della Proposta). La nuova banchina di NW può rientrare di più di 30 metri, come era previsto all'inizio, e quindi rientrare anche di 60-70 metri, per dare un maggior diametro all’area di evoluzione dei traghetti. Nel disegno, il cerchio e l’ovale in colore verde sono le aree di evoluzione delle navi. Le lunghezze delle navi nel disegno sono in proporzione alle misure delle opere portuali. Nel riquadro la statistica del moto ondoso ventennale prevalente della BON, Boa Ondametrica Nazionale, di Ortona. Anche il Marina di Pescara dovrebbe essere modificato all’imboccatura, per i noti problemi di interrimento e difficoltà di ingresso con le traversie locali. A sinistra del nuovo molo nord c’è la spiaggia già delineata sotto il pelo dell’acqua.


E ribadiamo che:

Le tre banchine fisse nella darsena (quella di riva, di 180-200 metri; quella di levante, di 160 metri; quella di NW, di 250 metri) e quella estiva sul nuovo canale di uscita (di 400 metri, profonda dai 8 metri ai 12 metri, per navi da crociera di media grandezza), assicurerebbero gli attracchi necessari per i traghetti su descritti.

La nuova vasca di colmata (per i 30.000 mc annui da dragare nel porto-canale, anche meno di quelli storici di 50.000 mc del porto-canale) può essere ricavata nell’angolo fra la parte restante della diga (dopo aver tagliato i 100 metri della punta sud che insistono sulla nuova imboccatura, larga circa 130 mt) e il nuovo molo  nord.                                                                                                                                                                      
E vi può essere anche installato un laboratorio fisso per la lavorazione dei fanghi da smaltire annualmente e per le analisi delle acque del fiume (ci potrebbero lavorare i pescatori in disarmo). E la vecchia vasca di colmata della banchina di levante potrebbe essere dedicata alle strutture per i passeggeri dopo aver venduto all’asta quei fanghi che sono di proprietà della Stato.

La petroliera potrebbe attraccare nel nuovo canale di imbocco, lontano dalle banchine della darsena, invece che nel campo boe al largo del porto per cui la ditta Di Properzio ha chiesto l’autorizzazione e la VIA (pericoloso per via delle perdite, sempre possibili durante le operazioni di scarico dei carburanti, che andrebbero a finire sulle spiagge sottovento, sia a nord che a sud).

Contemporaneamente si risolverebbe anche il problema delle acque di balneazione delle spiagge a nord e a sud del porto, di cui tanto si parla negli ultimi giorni poiché è evidente che le acque del fiume sarebbero spinte a sfociare al largo, lontano dalle acque di balneazione delle spiagge (siamo contrari ai pannelli galleggianti proposti dallo studio Catani e dalla Confcommercio, perché sarebbe un altro spreco di soldi pubblici per una soluzione provvisoria e non efficace – qui non mi dilungo sulle nostre motivazioni -).

E’ chiaro però che il fiume Pescara va bonificato lo stesso, se non altro per non continuare a pagare le multe milionarie che stiamo già pagando alla UE, oltre che per non inquinare le risorse ittiche più al largo, entro le 3 miglia (a tale distanza arriva il “fungo” del flusso d’acqua dolce del fiume), dopo aver inquinato quelle sotto costa (vedi i recenti divieti di pesca alle vongole). 
E per la salvaguardia della salute dei cittadini che la bevono o mangiano i prodotti irrigati con le sue acque, come è evidente dopo le ultime analisi ARTA.

Se i nostri amministratori si decidessero, questo assetto risolverebbe il legittimo problema di Leardi e dei suoi colleghi, e dell’intera comunità, soprattutto dopo che nelle ultime Osservazioni ai lavori per l’apertura del varco nella diga, abbiamo spiegato come un’altra apertura di sfogo (fig. 7 quinta delle stesse), in caso di piena straordinaria, può essere realizzata all’inizio della canaletta, sotto la nuova banchina della Madonnina. 

E assicurare così ulteriormente il porto-canale dal rischio esondazione per cui, comunque, riteniamo sufficiente il mantenimento dei fondali a – 4 metri con il dragaggio costante annuale (come si è visto dopo la piena dei primi di dicembre 2013).

Ci sono in discussione nelle ultime settimane anche le vasche di espansione artificiali nei territori lungo il fiume del Comune di Cepagatti, a monte dell’ultima diga idroelettrica di Villanova, e i coltivatori interessati si oppongono alla soluzione di destinare aree ben coltivate a tale scopo: asseriscono che non dovrebbero essere penalizzati proprio loro che sono stati virtuosi nel non antropizzare le sponde del fiume, come hanno fatto altri Comuni. C’è del vero in quello che dicono. 
Però le vasche di espansione sarebbero un’ulteriore valvola di sicurezza in caso di piena eccezionale e i loro proprietari dovrebbero essere risarciti in caso di loro uso.

Noi  riteniamo però che la semplice pulizia dei fondali del porto-canale a -4 di profondità ANCHE NEL SUO TRATTO INIZIALE DAL CIRCOLO CANOTTIERI AL PONTE RISORGIMENTO, e l’ulteriore canale di sfogo sotto la nuova banchina della Madonnina siano sufficienti allo scivolamento senza danni di una piena, come e più che nel 2013. 

Infatti fu proprio nel tratto davanti al Circolo Canottieri, che non è stato mai dragato dalla costruzione del porto-canale (!), che il fiume esondò in quell’occasione. Ed esondò solo là e non nel canale e nella canaletta che erano stati dragati a  -4 metri proprio nella stagione precedente dal Provveditore di allora, ing. Carlea.
                      
E’ meglio tenere pulito tutto il porto-canale, anche per i costi dell’Amministrazione, piuttosto che espropriare quei terreni ben coltivati ai coltivatori di Cepagatti. E’ sarebbe meglio anche per l’ambiente, a cui non verrebbero sottratte aree ben coltivate.

La soluzione della apertura del canale di sfogo sotto la nuova banchina della Madonnina, sarebbe una ulteriore valvola di sicurezza, che pure non c’era nel dicembre 2013, quando non ce ne è stato bisogno, perchè la piena è scivolata tranquillamente in mare:


Figura 4: il canale di TROPPO-PIENA sotto la banchina della Madonnina (dove dalla vasca di spinta fuoriescono continuamente liquami direttamente nel fiume). La paratia mobile dovrebbe essere aperta solo in caso di piena del fiume.

Per concludere, l’occasione di costruire l’assetto portuale come nella Proposta alternativa potrebbe essere ghiotta per ritoccare anche l’imboccatura del Marina di Pescara, che ne ha assolutamente bisogno, come andiamo ripetendo da tempo e come ben sanno tutti i proprietari degli yacht ormeggiati fra le sue banchine.

Il problema dell’imboccatura e del nuovo bacino esterno più profondo (- 6,5/- 7 metri) darebbe anche la possibilità di entrare e fermarsi al Marina di Pescara a quegli yacht di grosse dimensioni (e dalla chiglia profonda) che adesso devono per forza saltare la tappa di Pescara nel loro spostamento verso l’Adriatico del sud e la Grecia (e viceversa):

Figura 5: la nuova imboccatura e il nuovo bacino esterno e profondo del Marina. A sud del nuovo molo, all’incrocio con il troncone del vecchio antemurale del Marina, si creerebbe grazie ai sedimenti da sud una piccola spiaggia, utile per l’attività sportiva delle piccole derive dei circoli velici del Club Nautico e del circolo velico La Scuffia (è sufficiente lasciare un varco nel nuovo molo sud del Marina, tra il Club Nautico e la spiaggetta).



Cordiali saluti,
                                  
Antonio Spina

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20/03/2016 (agg.to 15/10/2016)



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